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La storiografia sulla Sicilia post-unitaria può ormai avvalersi dei contributi di autorevoli studiosi italiani e stranieri, che hanno evidenziato l'avvio di una "modernizzazione difficile" e l'instabilità politica della regione. Nel volume sono ricostruiti il ruolo della prefettura di Palermo nella gestione dell'ordine pubblico e il rapporto che inevitabilmente si stabilisce in questo delicato settore tra autorità politiche, militari e magistratura. Tramite l'utilizzo di fonti archivistiche, l'autrice ricostruisce le oscillazioni dei moderati tra rispetto della legalità e stati d'assedio. Allo stesso tempo analizza il consenso delle forze locali alla linea repressiva, ma anche i conflitti che raggiungono il punto più alto con l'arrivo a Palermo del procuratore Tajani, che denuncia le collusioni delle autorità politiche con la criminalità e rinvia a giudizio il questore Albanese. Emergono dalla narrazione di queste vicende e dall'analisi storico-istituzionale le difficili condizioni dell'ordine pubblico, ma anche l'incapacità della classe dirigente moderata a ricercare il coordinamento fra i vari poteri dello Stato e il consenso delle élite locali.